Guida di Marilena

Marilena
Guida di Marilena

Visite turistiche

È un luogo unico, affascinante e rilassante.
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Air Terjun Cascate del Mulino
9/a Strada Vicinale Molino del Bagno
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È un luogo unico, affascinante e rilassante.
Oltre ad essere il mio paese, è un gioiello incastonato nel passato. Ben conservato e curato dagli abitanti, è uno dei Borghi più belli d’Italia. La Chiesa del 1300, le mura e le Torri del 1400 ancora esistenti, sono assolutamente da vedere. Dentro la triplice cerchia delle mura medievali il borgo è intatto. La cerchia più antica racchiude la parte alta del paese chiamata «castello»; la seconda, fortificata dai Senesi con tre torrioni circolari ai primi del Quattrocento, protegge il quartiere sorto nel Duecento sotto la rocca aldobrandesca; la terza è un’addizione a completamento dell’assetto difensivo e unisce al borgo la chiesa di San Giorgio e il nuovo quartiere della prima metà del Quattrocento. Dalla porta del Ponte, oggi priva del ponte levatoio, si sbuca in via Italia, dove si sceglie tra due itinerari: o s’imbocca sulla sinistra uno degli stretti vicoli che si allargano in spazi silenziosi all’ombra delle mura, come le piazzette dell’Antico Frantoio, di San Martino e del Ritiro, oppure si sale verso piazza del Castello, attraversando un arco che in passato era l’unico ingresso al centro abitato. La piazza sembra una cartolina dei tempi andati: si presenta come uno spazio continuo di architettura spontanea, una sequenza di edifici in pietra a vista con loggette ad archi, terrazze e finestre fiorite, tetti a livelli diversi che creano un gioco elegante di linee e volumi. L’edificio sulla destra sormontato dalla torre quadrangolare del cassero senese è il «palazzo», dimora prima degli Aldobrandeschi, poi dei Baschi e dei vicari senesi, quindi sede del Comune di Montemerano dal XV secolo alla sua soppressione nel 1783. La zona alta del paese è completata da tre vicoli paralleli e da altre due piccole piazze, quella del Forno e quella del Campanile. Quest’ultima prende nome dal campanile della pieve di San Lorenzo, la cui facciata, con architrave romanico in travertino su cui sono scolpite due croci a tortiglioni, è leggibile pochi metri più in basso. Si ridiscende in via Italia, il cuore del borgo medievale dove, tra archi e piccoli portici, si teneva il mercato. Attraverso un nuovo arco che passa sotto le mura costeggiando il contrafforte a scarpa della pieve di San Lorenzo, si giunge in piazza San Giorgio, spazio inclinato tutto di pietra, che si spalanca alla luce e all’aria della campagna. Sulla destra si trova la chiesa di San Giorgio, di origini trecentesche ma consacrata – dice la lapide sulla facciata – nel 1430. Si tratta dell’edificio religioso più importante della Maremma meridionale, integro nella sua architettura e nella fusione con la natura circostante, anche grazie al camminamento coperto che chiude a sud la piazza e unisce la chiesa al borgo. Al suo interno si conservano il polittico del pittore senese Sano di Pietro (1458), notevole per il complesso apparato iconografico e la raffinata stesura pittorica; la statua policroma di San Pietro, opera di un altro grande artista del Quattrocento senese, il Vecchietta, autore anche del dossale in legno scolpito a bassorilievo dell’Assunta, con una campagna disseminata di castelli sullo sfondo; e la tavola della Madonna della Gattaiola (così detta per il foro che secondo la tradizione fu aperto da un parroco per farci passare il gatto), forse un’anta d’organo con una Annunziata dipinta da un anonimo maestro senese della metà del Quattrocento, vicino a Giovanni di Paolo e Sano di Pietro. Oltre ai maestri senesi, la chiesa conserva intatta la stratificazione delle diverse fasi della sua decorazione, dagli affreschi tardogotici del Giudizio universale (dove angeli con le trombe destano i morti e Satana ingoia ed espelle i dannati, mentre diavoli cornuti ne torturano altri) a quelli della Leggenda di San Giorgio (1491) ambientata nella piazza di Montemerano; dal ciborio intagliato e dipinto della metà del Cinquecento agli altari barocchi e alla cappella di gusto rococò del Buon Consiglio (1791), successiva alla risistemazione settecentesca della chiesa. Usciti dalla porta di San Giorgio, si percorre la via dello Spedale, dove fino a metà Settecento sorgeva l’ospizio medievale. Dall’esterno si ammira la cinta muraria con i suoi bastioni, prima di rientrare in centro passando per un piccolo varco, detto «la buca», aperto nell’Ottocento per facilitare il passaggio di uomini e animali e ombreggiato da un secolare glicine che in primavera si riempie di profumati fiori violetti.
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Montemerano
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Oltre ad essere il mio paese, è un gioiello incastonato nel passato. Ben conservato e curato dagli abitanti, è uno dei Borghi più belli d’Italia. La Chiesa del 1300, le mura e le Torri del 1400 ancora esistenti, sono assolutamente da vedere. Dentro la triplice cerchia delle mura medievali il borgo è intatto. La cerchia più antica racchiude la parte alta del paese chiamata «castello»; la seconda, fortificata dai Senesi con tre torrioni circolari ai primi del Quattrocento, protegge il quartiere sorto nel Duecento sotto la rocca aldobrandesca; la terza è un’addizione a completamento dell’assetto difensivo e unisce al borgo la chiesa di San Giorgio e il nuovo quartiere della prima metà del Quattrocento. Dalla porta del Ponte, oggi priva del ponte levatoio, si sbuca in via Italia, dove si sceglie tra due itinerari: o s’imbocca sulla sinistra uno degli stretti vicoli che si allargano in spazi silenziosi all’ombra delle mura, come le piazzette dell’Antico Frantoio, di San Martino e del Ritiro, oppure si sale verso piazza del Castello, attraversando un arco che in passato era l’unico ingresso al centro abitato. La piazza sembra una cartolina dei tempi andati: si presenta come uno spazio continuo di architettura spontanea, una sequenza di edifici in pietra a vista con loggette ad archi, terrazze e finestre fiorite, tetti a livelli diversi che creano un gioco elegante di linee e volumi. L’edificio sulla destra sormontato dalla torre quadrangolare del cassero senese è il «palazzo», dimora prima degli Aldobrandeschi, poi dei Baschi e dei vicari senesi, quindi sede del Comune di Montemerano dal XV secolo alla sua soppressione nel 1783. La zona alta del paese è completata da tre vicoli paralleli e da altre due piccole piazze, quella del Forno e quella del Campanile. Quest’ultima prende nome dal campanile della pieve di San Lorenzo, la cui facciata, con architrave romanico in travertino su cui sono scolpite due croci a tortiglioni, è leggibile pochi metri più in basso. Si ridiscende in via Italia, il cuore del borgo medievale dove, tra archi e piccoli portici, si teneva il mercato. Attraverso un nuovo arco che passa sotto le mura costeggiando il contrafforte a scarpa della pieve di San Lorenzo, si giunge in piazza San Giorgio, spazio inclinato tutto di pietra, che si spalanca alla luce e all’aria della campagna. Sulla destra si trova la chiesa di San Giorgio, di origini trecentesche ma consacrata – dice la lapide sulla facciata – nel 1430. Si tratta dell’edificio religioso più importante della Maremma meridionale, integro nella sua architettura e nella fusione con la natura circostante, anche grazie al camminamento coperto che chiude a sud la piazza e unisce la chiesa al borgo. Al suo interno si conservano il polittico del pittore senese Sano di Pietro (1458), notevole per il complesso apparato iconografico e la raffinata stesura pittorica; la statua policroma di San Pietro, opera di un altro grande artista del Quattrocento senese, il Vecchietta, autore anche del dossale in legno scolpito a bassorilievo dell’Assunta, con una campagna disseminata di castelli sullo sfondo; e la tavola della Madonna della Gattaiola (così detta per il foro che secondo la tradizione fu aperto da un parroco per farci passare il gatto), forse un’anta d’organo con una Annunziata dipinta da un anonimo maestro senese della metà del Quattrocento, vicino a Giovanni di Paolo e Sano di Pietro. Oltre ai maestri senesi, la chiesa conserva intatta la stratificazione delle diverse fasi della sua decorazione, dagli affreschi tardogotici del Giudizio universale (dove angeli con le trombe destano i morti e Satana ingoia ed espelle i dannati, mentre diavoli cornuti ne torturano altri) a quelli della Leggenda di San Giorgio (1491) ambientata nella piazza di Montemerano; dal ciborio intagliato e dipinto della metà del Cinquecento agli altari barocchi e alla cappella di gusto rococò del Buon Consiglio (1791), successiva alla risistemazione settecentesca della chiesa. Usciti dalla porta di San Giorgio, si percorre la via dello Spedale, dove fino a metà Settecento sorgeva l’ospizio medievale. Dall’esterno si ammira la cinta muraria con i suoi bastioni, prima di rientrare in centro passando per un piccolo varco, detto «la buca», aperto nell’Ottocento per facilitare il passaggio di uomini e animali e ombreggiato da un secolare glicine che in primavera si riempie di profumati fiori violetti.
Pitigliano piccola Gerusalemme. Pitigliano è soprannominata la piccola Gerusalemme, per la presenza di una piccola comunità ebraica, sin dal XVI secolo e di una sinagoga del 1500 all’interno del centro storico. Di epoca cinquecentesca sono anche il Duomo di San Pietro e Paolo e la Chiesa di Santa Maria e San Rocco. Del 1200 è, invece, la chiesa sconsacrata di Sant’Antonio, oggi adibita a usi civili. Il Palazzo Orsini, nobile famiglia che dominò Pitigliano fino al 1600, quando fu consegnata ai Medici, fu costruito sui resti di un convento francescano e ospita oggi il Museo Diocesano. Il museo espone opere di argenteria e oreficeria, monete, sculture lignee, dipinti su tavola e su tela, tessuti preziosi, materiale lapideo, manoscritti e libri antichi. Conserva i soffitti e le decorazioni quattrocentesche del Palazzo Orsini. All’interno del cortile si trova un caratteristico pozzo di epoca rinascimentale. Fuori le mura, caratterizzate dalle volte dell’antico acquedotto di Pitigliano, nei dintorni si trovano il Santuario della Madonna delle Grazie e il Convento di San Francesco.
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Pitigliano
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Pitigliano piccola Gerusalemme. Pitigliano è soprannominata la piccola Gerusalemme, per la presenza di una piccola comunità ebraica, sin dal XVI secolo e di una sinagoga del 1500 all’interno del centro storico. Di epoca cinquecentesca sono anche il Duomo di San Pietro e Paolo e la Chiesa di Santa Maria e San Rocco. Del 1200 è, invece, la chiesa sconsacrata di Sant’Antonio, oggi adibita a usi civili. Il Palazzo Orsini, nobile famiglia che dominò Pitigliano fino al 1600, quando fu consegnata ai Medici, fu costruito sui resti di un convento francescano e ospita oggi il Museo Diocesano. Il museo espone opere di argenteria e oreficeria, monete, sculture lignee, dipinti su tavola e su tela, tessuti preziosi, materiale lapideo, manoscritti e libri antichi. Conserva i soffitti e le decorazioni quattrocentesche del Palazzo Orsini. All’interno del cortile si trova un caratteristico pozzo di epoca rinascimentale. Fuori le mura, caratterizzate dalle volte dell’antico acquedotto di Pitigliano, nei dintorni si trovano il Santuario della Madonna delle Grazie e il Convento di San Francesco.
Arrivati a Sorano saliamo fino all'ingresso della Fortezza in via San Marco, in questo punto possiamo lasciare la nostra auto e proseguire a piedi. Il cuore storico di Sorano è rappresentato e dominato dalla Fortezza Orsini, il cui fascino architettonico certamente non vi deluderà. Entriamo nel borgo antico attraversando l'Arco del Ferrini. La posizione di Sorano, affacciato a strapiombo sulla valle del torrente Lente, ci regala improvvisi e suggestivi panorami sulle boscose gole sottostanti. Percorriamo la via principale fino ad arrivare alla Collegiata di San Nicola, chiesa del XIII secolo che conserva un pregevole fonte battesimale del 1563, un ciborio in pietra lavica del '400 ed una tela di Raffaello Vanni. Di fianco alla Collegiata si trova il Palazzo Comitale con un rifinito portale in travertino recante l'iscrizione in memoria di Ludovico Orsini. Guardando alle spalle del Palazzo Comitale, si scorge la Torre dell'Orologio che svetta sopra il Masso Leopoldino, singolare fortificazione ottenuta dallo squadramento e rinforzamento di una enorme rupe tufacea e somigliante ad una nave. Sulla cima del Masso una terrazza consente di ammirare lo splendido panorama a 360 gradi. Scendendo dal lato nord-est si arriva alla Porta dei Merli, antica porta d'accesso al borgo, originariamente munita anche di ponte levatoio; sulla facciata spiccano ancora le insegne di Niccolo IV Orsini e Cosimo II de Medici. Superata la porta si entra nella valle del Lente, tra grotte rupestri di origine etrusca, fitti boschi ed alte muraglie di tufo. Una Fortezza inespugnata, imponente capolavoro di architettura, costruita ed integrata sullo sperone tufaceo di cui sembra la naturale prosecuzione. I suoi sotterranei articolati su più piani, sono un labirinto di gallerie alcune delle quali risalgono all'epoca etrusca. La Fortezza ospita anche il Museo Civico e Archeologico di Sorano
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Sorano
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Arrivati a Sorano saliamo fino all'ingresso della Fortezza in via San Marco, in questo punto possiamo lasciare la nostra auto e proseguire a piedi. Il cuore storico di Sorano è rappresentato e dominato dalla Fortezza Orsini, il cui fascino architettonico certamente non vi deluderà. Entriamo nel borgo antico attraversando l'Arco del Ferrini. La posizione di Sorano, affacciato a strapiombo sulla valle del torrente Lente, ci regala improvvisi e suggestivi panorami sulle boscose gole sottostanti. Percorriamo la via principale fino ad arrivare alla Collegiata di San Nicola, chiesa del XIII secolo che conserva un pregevole fonte battesimale del 1563, un ciborio in pietra lavica del '400 ed una tela di Raffaello Vanni. Di fianco alla Collegiata si trova il Palazzo Comitale con un rifinito portale in travertino recante l'iscrizione in memoria di Ludovico Orsini. Guardando alle spalle del Palazzo Comitale, si scorge la Torre dell'Orologio che svetta sopra il Masso Leopoldino, singolare fortificazione ottenuta dallo squadramento e rinforzamento di una enorme rupe tufacea e somigliante ad una nave. Sulla cima del Masso una terrazza consente di ammirare lo splendido panorama a 360 gradi. Scendendo dal lato nord-est si arriva alla Porta dei Merli, antica porta d'accesso al borgo, originariamente munita anche di ponte levatoio; sulla facciata spiccano ancora le insegne di Niccolo IV Orsini e Cosimo II de Medici. Superata la porta si entra nella valle del Lente, tra grotte rupestri di origine etrusca, fitti boschi ed alte muraglie di tufo. Una Fortezza inespugnata, imponente capolavoro di architettura, costruita ed integrata sullo sperone tufaceo di cui sembra la naturale prosecuzione. I suoi sotterranei articolati su più piani, sono un labirinto di gallerie alcune delle quali risalgono all'epoca etrusca. La Fortezza ospita anche il Museo Civico e Archeologico di Sorano
Sovana ha conservato l'aspetto del classico borgo medievale, all'ingresso del paese troverete subito i ruderi dell'imponente Rocca Aldobrandesca risalente al XI secolo, costruita sopra un antico edificio etrusco, e caduta in rovina intorno al XVII secolo. Percorrendo tutta la via del Pretorio, unica via di accesso al borgo fino al 1558, arriverete in Piazza del Pretorio, la cui pavimentazione a spina di pesce è in parte ancora quella originale. L'edificio situato al centro, con un grande orologio sulla facciata e campaniletto a vela, è il Palazzo dell'Archivio (XII sec.) un tempo sede del comune. Sulla parte sinistra della piazza, troverete la chiesa di Santa Maria risalente al periodo tardo-romanico; al suo interno sopra l'altare potrete ammirare il ciborio preromanico, che risulta essere tra i più antichi cibori preromanici intatti di tutta la Toscana (si suppone che sia stato prelevato dalla vecchia chiesa di San Mamiliano); inoltre alcuni pregevoli affreschi del XV sec. tra cui uno attribuito alla scuola di Andrea di Niccolò; la facciata e l'ingresso originario sono oggi nascosti poiché diventati parete confinante con l'adiacente Palazzo Bourbon Del Monte edificato nella prima metà del ‘500. Accanto al Palazzo dei marchesi Bourbon del Monte, troviamo la chiesa paleocristiana di San Mamiliano il cui campanile è inglobato nel suddetto palazzo; è uno degli edifici più antichi di Sovana, costruita sopra una preesistente struttura etrusca, secondo alcuni è stata la prima cattedrale del paese, sembra invece più verosimile la tesi che la vede come chiesa cemeteriale costruita nel IX sec. per conservare le reliquie di San Mamiliano provenienti dall'Isola del Giglio. Oggi è un museo (Museo di San Mamiliano) ed ospita il anche tesoro di Sovana rinvenuto nel 2004 durante il restauro dell’edificio. Sulla parte destra della piazza, troviamo il Palazzo Pretorio, edificio duecentesco che presenta sulla facciata numerosi stemmi riconducenti ai capitani del popolo e commissari senesi che governarono Sovana tra il quattrocento ed il seicento; oggi il Palazzo Pretorio ospita il centro di documentazione sulla storia e l'archeologia di Sovana.
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Sovana
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Sovana ha conservato l'aspetto del classico borgo medievale, all'ingresso del paese troverete subito i ruderi dell'imponente Rocca Aldobrandesca risalente al XI secolo, costruita sopra un antico edificio etrusco, e caduta in rovina intorno al XVII secolo. Percorrendo tutta la via del Pretorio, unica via di accesso al borgo fino al 1558, arriverete in Piazza del Pretorio, la cui pavimentazione a spina di pesce è in parte ancora quella originale. L'edificio situato al centro, con un grande orologio sulla facciata e campaniletto a vela, è il Palazzo dell'Archivio (XII sec.) un tempo sede del comune. Sulla parte sinistra della piazza, troverete la chiesa di Santa Maria risalente al periodo tardo-romanico; al suo interno sopra l'altare potrete ammirare il ciborio preromanico, che risulta essere tra i più antichi cibori preromanici intatti di tutta la Toscana (si suppone che sia stato prelevato dalla vecchia chiesa di San Mamiliano); inoltre alcuni pregevoli affreschi del XV sec. tra cui uno attribuito alla scuola di Andrea di Niccolò; la facciata e l'ingresso originario sono oggi nascosti poiché diventati parete confinante con l'adiacente Palazzo Bourbon Del Monte edificato nella prima metà del ‘500. Accanto al Palazzo dei marchesi Bourbon del Monte, troviamo la chiesa paleocristiana di San Mamiliano il cui campanile è inglobato nel suddetto palazzo; è uno degli edifici più antichi di Sovana, costruita sopra una preesistente struttura etrusca, secondo alcuni è stata la prima cattedrale del paese, sembra invece più verosimile la tesi che la vede come chiesa cemeteriale costruita nel IX sec. per conservare le reliquie di San Mamiliano provenienti dall'Isola del Giglio. Oggi è un museo (Museo di San Mamiliano) ed ospita il anche tesoro di Sovana rinvenuto nel 2004 durante il restauro dell’edificio. Sulla parte destra della piazza, troviamo il Palazzo Pretorio, edificio duecentesco che presenta sulla facciata numerosi stemmi riconducenti ai capitani del popolo e commissari senesi che governarono Sovana tra il quattrocento ed il seicento; oggi il Palazzo Pretorio ospita il centro di documentazione sulla storia e l'archeologia di Sovana.